mercoledì 29 ottobre 2008

Firma per l'Università


Continua la mobilitazione contro la legge 133 (approvata ad agosto per essere precisi) a fianco dei contestatori della legge 137.
Da parte mia non posso che condannare le azioni violente che si stanno verificando in queste ore, che non risolvono nulla e non faranno altro che allontanare quelli che fino ad oggi eravamo riusciti ad avvicinare.

Sul futuro dell'Università non posso che essere d'accordo con il Duca che suggerisce al Politecnico (ma anche alle altre università) una diatriba del 1300 che successe fra Pavia e la sua università.

Infine voglio suggerire una raccolta firme per l'Università scaturita da una mozione degli studenti del Politecnico.

martedì 28 ottobre 2008

Il J’accuse di PdPoli sull’Università: Protesta e Proposta

Prendo nuovamente un artico da PdPoli sull'Università

Noi Contestiamo gli attuali provvedimenti del governo in materia d’istruzione

…Contestiamo che con i soldi sottratti all’Università si paghino i debiti di Alitalia

…Contestiamo anche che quei debiti siano pagati dagli italiani quando ci poteva pensare Air France

…Contestiamo chi non paga le tasse

…Contestiamo chi non recupera i soldi dall’evasione fiscale

…Contestiamo che l’università sia trattata come un normale carrozzone tra i tanti carrozzoni che ci sono in l’Italia,

contestiamo

… i criteri con cui il governo ha deciso di intervenire sulle Università

… che si utilizzi la mannaia per “risolvere” i problemi dell’Università

… che in Italia non s’investa su istruzione e futuro come avviene in Europa

… che lo stato se ne lavi le mani dell’Università pubblica dando a loro la possibilità di trasformarsi in fondazioni

… che gli studenti dovranno pagare di più per poter frequentare l’università

…Contestiamo le università che spendono male il denaro pubblico

… che non si intervenga su di loro ma che si faccia “di tutta l’erba un fascio”

… che tutte le Università siano viste come quelle di Siena

… chi ha attivato centinaia di corsi di laurea e sedi inutili

… chi 5 anni fa ha permesso che ciò succedesse

… chi adesso se la prende con le Università anziché fare autocritica e invertire la rotta

… che i Rettori di quelle università non si dimettano

… che gli studenti dovranno pagare di più senza ricevere nessun servizio

…Contestiamo che le borse di studio non aumenteranno, né economicamente, né numericamente

… che in Italia le borse di studio diminuiscono quando in Europa aumentano

… che continuando così potrà studiare solo chi se lo può permettere

… che non potranno studiare i meritevoli e privi di mezzi

…Contestiamo chi accetta lo status quo dell’università

… chi non vuole cambiare lo status quo

… chi non vuole Meritocrazia perchè non riconosce che siamo il paese più diseguale dell’occidente

…Contestiamo chi non accetta la Valutazione come principio di meritocrazia

… chi ha tolto i soldi all’ANVUR

chi non investe sulle risorse umane

… che ogni 5 docenti che andranno in pensione ne verrà assunto solo 1

… che gli altri 4 saranno costretti ad emigrare oppure avranno un futuro da precario

… che chi subentra lo farà solo per la sua età, non per le sue capacità

… che gli studenti si troveranno docenti sempre più vecchi a fare lezione

… che i giovani ricercatori italiani non hanno futuro in Italia

… che questa storia dura ormai da troppo tempo

… che i successi dei bravi ricercatori italiani portino benefici all’estero

… che le aziende non si innoveranno

… chi non crede che ricerca = innovazione = crescita

… anche le aziende che non protestano, nemmeno attraverso una dichiarazione

…Contestiamo chi di protesta non ne vuole proprio sentire parlare

… chi dice che la protesta è solo l’ennesima manifestazione corporativa e faziosa

…Contestiamo chi vede la protesta solo come un momento goliardico

… chi vuole solo fare casino

… chi crede che sia tempo di un nuovo ‘68

… chi fra 2 settimane si sarà scordato di tutto e arrivederci

… chi non vuole ascoltarci

… chi fa finta di ascoltarci

…Contestiamo chi non vuole ascoltare nessuno punto e basta, perché non crede nella forza del dialogo

… chi non si informa perché tanto – dice – non è un problema suo

…Contestiamo il disinteresse verso la cosa pubblica

Noi Proponiamo che l’università sia vista come creatrice di futuro, non come ostacolo alle politiche economiche di breve termine,

… proponiamo che la conoscenza sia vista come risorsa strategica,

… proponiamo un Italia migliore fra 20 anni

… proponiamo di iniziare da subito investendo sull’economia della conoscenza

… di smetterla con i tagli di tasse populistici solo per i più ricchi

…di cambiare la Legge 133/08

… di ridare i soldi dell’ICI sulle seconde case solo alle migliori università

… proponiamo un efficiente sistema di diritto allo studio che permetta a tutti di scegliere quale università frequentare

… proponiamo di condurre una protesta 2.0, senza vecchi slogan e violenza, ma con tanta partecipazione e consapevolezza

… proponiamo al ministro dell’economia di leggere le storie dei paesi che hanno successo per capire quanto sia importante l’istruzione e la ricerca

… e al ministro dell’istruzione di leggere quanti posti letto e servizi in più hanno gli studenti europei rispetto agli italiani

Per tutti questi motivi PdPoli aderisce alla protesta sull’università e chiede di aderire rispettando le opinioni degli altri, costruendo assieme un Università migliore, finalmente europea


lunedì 27 ottobre 2008

Mobilitazione: Il Rettore del Politecnico di Milano ci scrive!

Ed infine arrivo la lettera agli studenti.


Lettera del Magnifico Rettore agli studenti

Cari Allieve e Allievi del Politecnico di Milano,

In questi giorni ho ricevuto molti messaggi da parte Vostra.

In essi vi sono domande volte a cercare di comprendere meglio la attuale situazione, sono espresse preoccupazioni per il futuro di Voi giovani e del nostro Ateneo.

Siamo tanti, più di 2.500 fra docenti, tecnici e amministrativi, quasi 40.000 gli allievi: non possiamo certo riunirci tutti.

Userò quindi il web per mettere a Vostra disposizione quello che so e che ho imparato in questi anni, presentandovi soprattutto i punti che non sempre appaiono chiari nel confuso dibattito che i media ci presentano. Cercherò di individuare i vostri dubbi e di rispondere alle vostre domande. Presenterò le mie opinioni e il percorso che stiamo intraprendendo, terminerò con alcune conclusioni.

I decreti Gelmini

Sulla stampa, in molti striscioni, nelle manifestazioni si richiamano due realtà completamente diverse: la proposta del Ministro Gelmini sulla Scuola elementare e la legge 133/08 relativa al contenimento della spesa pubblica, il cui testo ricalca le proposte del Ministro Tremonti.

Vi intratterrò soltanto sulla seconda che riguarda anche le Università.

La legge 133/08 sul contenimento della spesa riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, dai Ministeri alle Regioni, dai Comuni alla Polizia, dalle Università a tutte gli innumerevoli enti che sono prevalentemente finanziati dallo Stato.

Le riduzioni previste sono indistinte e colpiscono indiscriminatamente, senza considerare le differenze di funzioni, compiti e risultati delle varie tipologie di amministrazioni.

Per quanto è relativo alle Università statali come la nostra, le due conseguenze più rilevanti di questa legge approvata prima dell’Agosto 2008 sono le seguenti:

* una riduzione del finanziamento statale al sistema universitario (FFO = Fondo di Finanziamento Ordinario) a partire dal bilancio 2010 (quindi dal 1 gennaio 2010);
* la drastica riduzione del turn over (ogni 10 persone che vanno in pensione, ne possono entrare soltanto 2 fino al 2012 e poi 5 dal 2013)
* la possibilità di trasformare le università in Fondazioni di diritto privato.

Il Finanziamento statale del sistema universitario

Ogni anno la Finanziaria stabilisce l’ammontare del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), cioè i soldi che vanno al Sistema Universitario statale. Questa somma è a disposizione del Ministero che la ridistribuisce fra i differenti Atenei. La somma è cresciuta dal 1995 al 2005 ed è praticamente stazionaria da tre anni. Vale oggi circa 7 Miliardi di euro. La legge prevede una riduzione di circa il 20% in tre anni di tale somma senza considerare che, nel nostro Paese, il finanziamento alle Università è fra i più bassi di Europa. (Basta guardare i dati dell’OCSE).

Bisogna combattere affinché tale riduzione non avvenga: ciò è reso difficile non solo dalla situazione economica mondiale che sta peggiorando di giorno in giorno, ma anche dalla disuniformità e dalla credibilità attuale del sistema universitario.

Vi sono Atenei che hanno utilizzato bene la loro autonomia ed altri meno bene.

Vi sono Atenei che hanno investito per migliorare i servizi agli studenti e le infrastrutture di ricerca, altri hanno soltanto assunto persone, talvolta calpestando il merito di altre.

Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio, altrimenti si finisce col dire che nulla funziona e si butta via il bambino con l’acqua calda!

Gli effetti del taglio di finanziamento possono essere ricondotti a due tipologie differenti.

La prima riguarda quegli Atenei che hanno esagerato nelle assunzioni di personale ed oggi hanno un costo del personale che praticamente mangia tutta la loro dotazione statale (forse avete sentito dire che il rapporto fra spese di personale e FFO di ogni Ateneo non dovrebbe superare il 90%, che vi sono Atenei che hanno superato tale rapporto, che con gli adeguamenti stipendiali questo rapporto continuerà ad aumentare). Questi Atenei, se la legge venisse mantenuta inalterata, sono destinati, chi subito, chi fra due – tre anni a fallire perchè non saranno più in grado di pagare i loro dipendenti.

La seconda riguarda quegli Atenei, come il nostro, che, pur avendo aumentato negli anni il loro personale docente, tecnico e amministrativo, sono stati attenti a non caricarsi da impegni di spesa troppo onerosi (il Politecnico di Milano ha spese fisse di personale pari al 67% di FFO a fronte di una media nazionale dell’86%) ed hanno utilizzato la differenza per investimenti in attrezzature, infrastrutture, creazione e miglioramenti dei servizi offerti. Di fronte a un taglio di finanziamento statale, questi Atenei non sono condannati al fallimento, ma dovranno ridurre spese e servizi. Chi, come noi, ha già fatto ogni tipo di razionalizzazione e di economia, dovrà cercare, in tutti i modi possibili, di mantenere la qualità di tutti quei servizi che vi fanno apprezzare il nostro Ateneo.

Io confido che, a meno di cataclismi economici, il Governo dovrà rivedere le sue decisioni, almeno nei riguardi di quegli Atenei che hanno dimostrato di saper bene gestire le risorse loro assegnate.

Se insisterà nella sua decisione, vorrà dire che il Governo desidera uccidere le nostre università, portando il nostro Paese a diventare vassallo di altre Nazioni, in particolare di quelle che molto stanno investendo in formazione e ricerca.

La riduzione del turn over

La riduzione imposta dalla legge per il turn over nasce forse da un ragionamento meramente economico, ma non considera le conseguenze che sono devastanti per tutti.

Il ragionamento è il seguente: riduciamo le persone, così riduciamo il costo degli stipendi e quindi compensiamo con tale riduzione il minor finanziamento. A supporto di tale ragionamento si portano i difetti del sistema: modalità di reclutamento non sempre irreprensibili, proliferazione di corsi di laurea istituiti per soddisfare più gli interessi dei docenti che le necessità formative degli allievi, scarsa presenza dei docenti negli Atenei, incapacità di auto governarsi correttamente, autoreferenzialità e mancanza di valutazione dei risultati. In fondo si è contribuito a creare uno slogan che purtroppo sta attecchendo nella opinione pubblica: le amministrazioni pubbliche sono costose e inefficienti, l’università è una amministrazione pubblica, quindi la università è inefficiente e sprecona.

E’ un ragionamento che combatto da 5 anni e che non è facile da contestare perché l’opinione pubblica è sempre più attenta agli aspetti negativi che le vengono presentati che a quelli positivi. Basta una truffa a un test di medicina in un Ateneo per dire che tutti gli Atenei stanno truffando, basta una assunzione chiacchierata per dire che tutti i concorsi universitari sono truccati, basta dire che una università ha scoperto un buco nel suo bilancio per dire che il sistema delle università pubbliche è fallito.

Il gusto della generalizzazione purtroppo ormai caratterizza tutti, molti si accontentano di soli slogan, pochi amano ancora conoscere prima di parlare.

La legge è devastante perché colpisce tutti indiscriminatamente e ingiustamente. Chi ha limitato il numero di assunzioni, chi ha fatto una programmazione attenta dei ricambi generazionali viene colpito irrimediabilmente.

La legge colpisce drammaticamente tutti i giovani che oggi collaborano a vario titolo con i docenti (dottorandi, post doc, assegnisti di ricerca) e che contavano un giorno non troppo lontano di entrare in una posizione stabile in università.

In definitiva si deve combattere per modificare la decisione legislativa perché è profondamente ingiusta, perché taglia le gambe al ricambio generazionale, perché colpisce le aspettative dei giovani, perché va esattamente nel senso contrario al riconoscimento del merito, perché indebolisce in modo irreversibile l’università che, senza l’immissione di giovani, diventerà vecchia e obsoleta nel giro di pochi anni.

La possibilità di trasformare le università in Fondazioni

E’ stato detto in molti interventi che l’articolo di legge che consente alle università statali di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato e non dice come e con la partecipazione di chi, che è talmente vago da essere non attuabile, che, con esso, si annuncia un cambiamento di strategia da parte del Governo nei riguardi del sistema della formazione e della ricerca italiano.

Vediamo di ragionarci un attimo. Un Ateneo potrebbe trasformarsi in fondazione se, accanto allo Stato, intervenissero dei partners privati disposti a sostenere economicamente l’Ateneo.

L’On. Mauro, vice presidente del Parlamento europeo, si è chiesto recentemente in un convegno: dove si può trovare un imprenditore così pazzo da caricarsi l’onere di contribuire finanziariamente alle spese correnti di un Ateneo o di una Scuola che, per definizione, non sono in grado di restituire utili? Quale privato può investire a fondo perduto?

Si potrebbe pensare a una Fondazione che veda Stato, Regione, Provincia, Comune insieme a Fondazione Bancarie e Associazioni varie. Ci si dimentica che è necessario una quota di contribuzione privata maggiore del 50% per rendere “privata” una fondazione e quindi per renderla indipendente dalle regole imposte dal contenimento della spesa pubblica (i famosi parametri di Maastricht).

E’ oggi impensabile che le Fondazioni bancarie si sostituiscano in larga misura allo Stato per finanziare annualmente il sistema della formazione e della ricerca e quindi gli Atenei.

Non vi sono altre alternative: in tutto il mondo le Università funzionano perché ricevono il loro prevalente fabbisogno finanziario o dalla Collettività Sociale o dalla contribuzione diretta degli Allievi. Nel primo caso l’Università si caratterizza come pubblica, nel secondo come privata (in Italia la prima è denominata statale, la seconda non statale).

Il primo modello considera prevalente il vantaggio di avere formazione e ricerca a servizio della competitività della intera Comunità sociale. Il secondo modello considera prevalente il vantaggio del singolo (allievo o impresa) che riceve la possibilità di incrementare la propria competitività personale.

In Europa è sicuramente prevalente il primo modello tanto che la quasi totalità di studenti universitari frequentano università pubbliche (in Italia sono oggi il 94%).

Cosa fare

Resta un anno per cercare di rovesciare la situazione e certamente non si possono aspettare gli ultimi mesi del 2009 per riuscirvi. D’altra parte è evidente che azioni non coordinate non possono che essere inutili e controproducenti.

Credo che ognuno, prima di partecipare ad una qualsiasi iniziativa, dovrebbe ragionare non in base ai propri sentimenti, bensì valutando razionalmente le possibili conseguenze.

Mi spiego con un esempio: le attuali manifestazioni spontanee possono essere considerate esaltanti da chi vi partecipa per il loro forte impatto mediatico, ma il monitoraggio delle loro conseguenze sembra dimostrare che nella opinione pubblica sta crescendo il fastidio e quindi il rafforzamento delle posizioni più contrarie alla nostra università. Ciò rende ancora meno condiviso dalla maggioranza dell’opinione pubblica il tentativo di mitigare gli effetti della legge e di mantenere pubblico il nostro sistema universitario. Rende invece più condiviso qualsiasi atto teso a penalizzare i nostri Atenei.

Quello che bisogna fare subito, tutti insieme, riguarda soprattutto la politica interna degli Atenei. E’ quanto mai necessario che ogni Ateneo risponda, il più rapidamente possibile, alle critiche che vengono mosse in modo generalizzato, o per dimostrare di esserne esente o per modificare i propri comportamenti.

Quali sono queste critiche?

a) Le Università sono accusate di aver prolificato i corsi di laurea e gli insegnamenti per favorire i desideri dei docenti. Si deve rimodulare la didattica in modo da erogarla sempre più all’insegna del principio della effettiva centralità della formazione dell’allievo e delle sue concrete possibilità di trovare sbocchi lavorativi soddisfacenti.

b) Le Università sono accusate di dissipare tempo e soldi in una ricerca inutile e costosa che serve soltanto alla carriera accademica di chi la produce. Si deve promuovere una ricerca sempre più al servizio della competitività internazionale del nostro Paese e quindi ci si deve battere affinché il Governo promuova il riconoscimento della qualità e del merito a seguito di valutazioni attendibili, analoghe a quelle ormai abituali in molti paesi europei.

c) Le Università sono accusate di seguire processi poco trasparenti nel reclutamento dei giovani e nell’avanzamento di carriera dei docenti. Si deve promuovere un sistema di valutazione che porti a una qualità certificata da parametri obiettivi e procedure innovative nel reclutamento dei docenti e dell’inserimento dei giovani.

d) Le Università sono accusate di aver prolificato a dismisura le loro sedi didattiche. Si deve promuovere una revisione della distribuzione a livello regionale o macroregionale della propria offerta formativa e della ricerca nell’interesse dei territori, anche sviluppando interazioni ed integrazioni forti tra Atenei in un’ottica di complementarietà;

e) Le Università sono accusate di avere una visione corporativa nelle proprie modalità di governo. Bisogna testimoniare l’impegno di modificare il proprio assetto di governance interno per evitare derive autoreferenziali attraverso una netta separazione tra funzioni di indirizzo delle attività didattiche e scientifiche, e responsabilità di gestione delle risorse;

f) Le Università sono accusate di non riuscire a verificare l’impegno dei propri docenti nella didattica e nella ricerca. Ci deve attivare per garantire sempre di più il rispetto di un codice etico di comportamento, anche misurando la produttività dei propri docenti

Allora cosa fare verso l’esterno?

Bisogna combattere per convincere tutti gli Atenei ad attivarsi in queste direzioni. Bisogna combattere perché alcuni imbocchino questa strada fin da subito, nella speranza di essere di esempio per gli altri. Bisogna mettersi in discussione di fronte al Paese all’insegna della trasparenza e dell’obiettività. Bisogna essere disponibili a confrontarsi con esperti del Ministero dell’Economia e delle Finanze sui propri bilanci e sui criteri di gestione adottati, superando ogni forma di autoreferenzialità.

Come vedete bisogna imboccare una strada stretta, difficile e in salita che richiede l’impegno di tutti e soprattutto il rispetto delle Istituzioni di appartenenza.

Il Politecnico di Milano, insieme ad altri Atenei, può già dimostrare di essere esente da molte delle critiche che vi ho sopra riportato e di aver già preso la decisione di attuare processi che gli consentano ulteriori miglioramenti.

Noi, Rettori di questi Atenei, abbiamo il compito di combattere su diversi tavoli per fare in modo che il Governo possa riconoscere la utilità di queste azioni, per convincerlo a stipulare un “patto di stabilità”, cioè un accordo di programma individualizzato Ateneo per Ateneo, che accordi un finanziamento dignitoso a fronte di precisi obiettivi da raggiungere nella didattica, nella ricerca, nella gestione.

Conclusioni

Insieme ad altri Rettori sto combattendo in tutte le direzioni che Vi ho delineato, ho bisogno dell’appoggio di tutti e soprattutto di Voi allievi.

Se dovessero arrivare dal Governo segnali precisi di non disponibilità alla discussione sulla base delle linee che Vi ho indicato, allora sarà chiara la sua volontà di penalizzare anche gli Atenei più aperti al cambiamento ed i loro Rettori saranno costretti ad assumere tutte le iniziative necessarie per evitare la catastrofe dell’intero sistema universitario pubblico del Paese.

Non possiamo perdere la battaglia volta a migliorare la competitività internazionale del nostro Paese, competitività necessaria per assicurare un futuro a tutti Voi.

Resto a Vostra disposizione per approfondire i temi che più Vi interessano, per confrontarmi con Voi, convinto che soltanto attraverso il dialogo possiamo costruire un futuro sempre migliore del nostro Ateneo.

Giulio Ballio

Rettore del Politecnico di Milano

domenica 26 ottobre 2008

Vaffanculo d'oro

Ho candidato al vaffanculo d'oro 2008 i seguenti Ministri:

1) Gelmini (le spiegazioni sono facili)
2) Rotondi (ma lo pagano per fare che?)
3) Sacconi (grandi guai per i precari)

sabato 25 ottobre 2008

Mobilitazione (Università)

Riporto quanto scritto da Mauro Brivio Presidente del Consiglio degli Studenti del Politecnico di Milano in questo articolo.


Mobilitazione

Gli eventi di questi giorni, se da una parte ci ricordano il pericolo che corre l’Università Italiana e con lei il Politecnico di Milano, dall’altra suscitano un certo entusiasmo in chi, come me, ha sempre predicato la partecipazione degli studenti tanto in queste occasioni eccezionali quanto nella vita universitaria di tutti i giorni.

Le forme che una manifestazione di dissenso può assumere, sono molte e di varia natura. Adottando una forma piuttosto che un’altra si possono ottenere risultati molto diversi: la protesta talvolta rischia di esaurirsi in una sincera ma vana testimonianza. Può essere fruttuosa se condotta con fermezza e senso civico, e se supportata da molti; ma può anche ottenere l’effetto contrario, se mal coordinata e condotta senza controllo, con gesti incivili.

Forse condizionati da ciò che io chiamo “spirito politecnico”, ovvero quel senso di pragmatismo e serietà che poco a poco plasma chiunque viva in questo Ateneo, i rappresentanti degli studenti fino ad ora hanno avuto ben presente che fosse doveroso intraprendere le iniziative efficaci al fine di conseguire gli obiettivi postisi.

Quali sono questi obiettivi?

Innanzitutto siamo interessati a sensibilizzare gli studenti sui problemi che i recenti provvedimenti del Governo comporteranno per l’Università , e sebbene vi sia ancora qualcosa da fare in questa direzione, credo che oggi buona parte di voi 35 000 studenti sia consapevole e a conoscenza dell’argomento in questione. Me ne accorgo anche dal flusso di studenti che ogni settimana allarga le riunioni della lista di cui sono espressione, La Terna Sinistrorsa, ma so che qualcosa di simile avviene nelle altre associazioni studentesche dell’Ateneo.

Evidentemente la nostra condanna verso tali provvedimenti è ferma, per le ragioni addotte dagli altri atenei italiani, ma anche per ragioni che, come rappresentanti degli studenti del Politecnico di Milano, da molto tempo cerchiamo di portare all’attenzione delle autorità.

La nostra idea di università è costruita su giustizia sociale, meritocrazia, trasparenza ed efficienza, ed ovviamente si fonda su un progetto culturale che cresce e si rinnova nella didattica e nella ricerca.

E’ altrettanto evidente che il sistema universitario ha alcuni difetti che devono essere corretti: il panorama universitario di questo Paese vede università molto diverse in molti aspetti; vi sono atenei più o meno virtuosi, che utilizzano le risorse a disposizione in modi diversi, con diversi risultati.

Se in questo processo che erroneamente viene definito di riforma, poiché per quanto riguarda l’Università consiste essenzialmente in un taglio di risorse e personale, fosse presente un progetto lungimirante, che si ponesse il fine di correggere le storture del sistema, saremmo ben lieti di confrontarci con il ministero dell’istruzione per portare il nostro contributo, nella consapevolezza che quelli che corrono sono tempi difficili per tutti e che a tutti è richiesto un sacrificio.

I tagli previsti tuttavia sono ponderati in modo tale da risultare semplicemente insostenibili per molte università, le quali si vedrebbero costrette al fallimento. Le migliorie di un sistema si apportano imponendo tagli (non certo in questa misura), ma anche incentivi, e soprattutto introducendo regole opportune. Le università italiane necessiterebbero soprattutto di un sistema fortemente meritocratico, da applicarsi in tutti gli aspetti della realtà universitaria, e non di tagli, poiché già oggi sono sotto finanziate ed impossibilitate, anche quelle più virtuose, a competere con le università europee.

Per questo il decreto fiscale e la legge finanziaria sono interpretati da molti come un colpo mortale premeditato e quindi volontariamente inferto all’Università.

In queste circostanze però sarebbe un errore lasciarsi sopraffare dalla frustrazione e dalla rabbia che evidentemente colgono tutti noi: è certamente nostro dovere quello di manifestare un dissenso risoluto, ma ragionato. Sono convinto che se le ragioni portate dagli altri atenei sono del tutto condivisibili, quelle avanzate dagli studenti del Politecnico lo sono ancor di più: se la sfida è quella di costruire un’Università migliore di quella che viviamo, la accettiamo senza indugio. Non accettiamo però di essere presi in giro da chi la impoverisce pesantemente sostenendo che sia per il suo bene.

Non ci troviamo in un contesto facile: da una parte l’opinione pubblica non ha buona considerazione per il sistema universitario e l’informazione è caotica e non affronta seriamente il problema, dall’altra il nostro principale interlocutore (il Governo) è sordo e suscettibile verso un certo tipo di manifestazioni.

In questo momento la cosa più importante per noi è farci ascoltare; l’ascolto però si ottiene solo a certe condizioni, non è pensabile in mezzo ai disordini ed al rumore. In questo senso l’inaugurazione dell’Anno Accademico è un’occasione unica, non solo perché saranno presenti importanti autorità, ma anche perché sarà un’opportunità difficilmente ripetibile per entrare nel merito delle questioni, argomentandole e ponendoci in modo propositivo, anche attraverso proposte, poiché il nostro atteggiamento non è mai stato quello di opporre semplici “NO” che il più delle volte risultano essere sterili, ma prendiamo atto dei malanni che affliggono l’Università, e proponiamo delle cure.

Voglio qui rinnovare a voi tutti il mio invito a prendere parte alle iniziative che si stanno organizzando nell’Ateneo tra docenti, studenti e ricercatori insieme: cercheremo di aggiornare in continuazione il sito riportando di giorno in giorno tempi e luoghi previsti per riunioni, assemblee ed iniziative varie.




venerdì 24 ottobre 2008

Il Politecnico PER l'Università

Ecco i prossimi appuntamenti che vengono dal Politecnico e da Milano per il bene dell'Università. Articolo postato su polipd.



Prossime azioni al Politecnico

La protesta continua, sempre affiancata dalla Proposta. Senza usare toni vecchi, senza creare disagi e passare dalla parte del torto, ma continuando ad essere visibili, anche in piazza, e ad informare con i mezzi che ci sono propri.

Ecco un breve calendario delle prossime azioni promosse al Politecnico e coordinate dalla Terna Sinistrorsa:

venerdì 24 riunione con Sinistra Universitaria per coordinarsi con la Statale

sabato 25 manifestazione nazionale “Salva l’Italia” a Roma (appello dei giovani sul sito PD)

lunedì 27 assemblea dei “mobilitati” per fare il punto della situazione

martedì 28 h21, Via Pergolesi 15 (MI), riunione del circolo interuniversitario PD

giovedì 30 corteo indetto dai sindacati, insieme agli rappresentanti delle altre università
venerdì 31 lezioni in piazza organizzate con i prof
lunedì 3 novembre iniziative dentro e fuori il poli in collaborazione con i prof
martedì 4 nov assemblea interuniversitaria

Segnaliamo che su studentipolitecnico.it si sta coordinando la protesta e sono presenti informazioni più dettagliate. Sempre su quel sito, docenti e personale di ogni genere sta creando un blog.


giovedì 23 ottobre 2008

Incrociando le dita per Obama

e non diciamo nient'altro (rightnation.it c'ha azzeccato purtroppo per l'Italia...)




L'università verso il baratro

Ieri l'assemblea al PoliMi è andata abbastanza bene (almeno fino a quando qualcuno fuori dalla realtà ha iniziato a sbroccare) .
La linea bisogna però dirlo, non può e non deve essere quella che in questi giorni la sta facendo da padrone almeno nei TG (perché nell'università reale succede altro). Le occupazioni (di qualche aula anche se la stampa fa sembrare le cose più tragiche) e quelle irresponsabili e violente delle stazioni ferroviarie non servono a nulla, se non ad aumentare il consenso (già alto) di un governo che sta affossando anche l'unica cosa che ci è rimasta (la cultura).
La legge 133 è deleteria per il sistema e in fondo inserirò le slide utilizzate ieri durante l'assemblea che ben semplificano la situazione attuale.
Dovremmo sensibilizzare e informare maggiormente i nostri colleghi universitari, dire quel che rischiano loro e chi li seguirà (fratelli più piccoli e figli) ed iniziare a costruire anche una nuova università. Basta con i NO e con il fare sessantottino di qualcuno, bisogna anche iniziare a proporre e decidere di costruire un'Università migliore. L'Università oggi è mal gestita, anche a causa di decennali riforme sciagurate ed incomplete. Bisogna dire NO ai tagli a pioggia che il duo Tremonti & Gelmini vuole attuale, ma anche iniziare a dire che bisogna iniziare a intraprendere un circolo virtuoso che premi nei finanziamenti gli Atenei migliori in modo da istaurare un miglioramento complessivo del sistema e iniziare anche a confrontarci con l'estero (oggi non ce la facciamo anche a causa dei sottofinanziamenti cronici del nostro sistema universitario). Bisogna stroncare i baronati (assunzioni più trasparenti?!?), bisogna ridurre gli sprechi che ha portato la polverizzazione delle università presenti ormai in ogni provincia e puntare sul diritto allo studio per permettere ad ogni studenti meritevole di poter trasferirsi senza costi aggiuntivi.

Intanto la mobilitazione continua, oggi ci sarà nelle aule S del PoliMI un'assemblea dei Docenti e dei Ricercatori, nei prossimi giorni continuerà l'opera di sensibilizazzione e proteste più visibili come le lezioni in piazza, i cortei e si spera che il 3 novembre durante l'inaugurazione dell'anno accademico con la presenza della Gelmini ci sia un confronto civile e netto.

Ecco le slide della Terna Sinistrorsa mostrate ieri

martedì 21 ottobre 2008

Vendesi Università ben avviata

In questi giorni le notizie di cortei, occupazioni, proteste e striscioni riempiono le pagine della carta stampata, dei blog e dei siti internet. Tante voci si rincorrono, pochi sono i dati oggettivi effettivamente portati all'attenzione dell'opinione pubblica, ancora meno sono le proposte per riformare un sistema universitario che allo status quo NON VA BENE e con i tagli previsti dalla legge 133/08 (a firma Tremonti) il sistema rischia di collassare e chiudere per fallimento.

E' ora di fare chiarezza riguardo alla legge, leggere ed analizzare gli articoli di cui è composta, informarsi riguardo a come effettivamente cambierà la vita degli studenti in generale e quella degli studenti del Politecnico di Milano in particolare. Una protesta che non abbia la forza di una proposta rischia di essere snobbat.a

La Terna Sinistrorsa vi invita quindi alla PRIMA ASSEMBLEA INFORMATIVA RIGUARDO LA LEGGE 133/08 che si terrà MERCOLEDI' 22 OTTOBRE A PARTIRE DALLE ORE 12 IN AULA A (edificio architettura)

Per restare informati vi consigliamo di seguire gli aggiornamenti sul nostro sito www.ternasinistrorsa.it


Ecco la lettera postata dal Presidente del Consiglio degli Studenti del Politecnico di Milano in questi giorni:

13-10-2008
Agli studenti.
Iniziamo il nuovo Anno Accademico con uno spirito un po’ diverso da quello con cui ci siamo lasciati: nelle ultime settimane alcune cose sono cambiate per il nostro Ateneo come per il resto dell’Università Italiana.
Lo scorso 25 giugno è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 112, che prevede per l’intero sistema universitario una forte riduzione del personale e del Fondo di Finanziamento Ordinario, ovvero di quelle risorse che ogni anno lo Stato investe nell’Università.
Tale provvedimento comporterà per il Politecnico di Milano una notevole carenza di organico, e colpisce in particolar modo le aspettative di tutti quei collaboratori di ricerca che forniscono la loro opera in regime di precariato, in attesa dell’opportunità di un concorso. Rispetto alla riduzione dei fondi poi è evidente come il taglio stimato per l’Ateneo tra i 20 ed i 40 milioni di euro potrà incidere sulla sua politica nella didattica, nella ricerca e nello sviluppo.
Sono note le necessità legate agli obiettivi di bilancio e di spesa pubblica dello Stato, tuttavia appaiono del tutto incomprensibili i criteri che, non tenendo in nessuna considerazione il merito, hanno portato al taglio indiscriminato delle risorse per gli atenei. Tali criteri penalizzano università caratterizzate da inefficienze nell’amministrazione e da una scarsa qualità della didattica e della ricerca al pari del Politecnico di Milano, ateneo riconosciuto internazionalmente per la qualità del servizio erogato e per i meriti nell’ambito della ricerca tecnica e scientifica, caratterizzato da un bilancio solido e dall’efficienza della sua amministrazione. I tagli effettuati anche a danno del Politecnico appaiono tanto più incomprensibili in una nazione dall’elevato deficit nella formazione tecnica e scientifica, qual è l’Italia.
Avrei voluto limitarmi a rivolgervi un augurio per l’inizio del nuovo Anno Accademico, tuttavia era doveroso informarvi riguardo alla difficile situazione che come Ateneo dovremo affrontare nei prossimi anni: se fino a ieri il Politecnico ha perseguito politiche di forte sviluppo tese a competere con le migliori università europee, ad assicurare qualità di didattica e ricerca per la formazione del proprio capitale umano e ad incrementare il livello di internazionalizzazione dei propri studenti, nei prossimi anni dovrà fare qualche sacrificio e rivedere le proprie linee di sviluppo.
In tale contesto non possiamo sottrarci al senso di responsabilità che ci impone di essere studenti diligenti e zelanti, di fare tutto quanto ci è possibile nell’interesse della nostra formazione come ingegneri, architetti, designers e cittadini di domani, ma anche nell’interesse del nostro Ateneo, che ad oggi è considerato il migliore del Paese, e che vede il proprio prestigio riconosciuto nel mondo.
Infine vi invito a non considerare gli anni universitari come gli ultimi scomodi ostacoli al vostro inserimento nel mondo del lavoro, ma come uno strumento straordinariamente potente al fine di formare giovani menti e di proiettarle nella Società come fautrici del cambiamento e del progresso; per questo è opportuno vivere questi anni pienamente, con passione e sacrificio nello studio come nell’impegno civile.
Concludo rivolgendo nuovamente i migliori auguri a voi tutti per il nuovo Anno Accademico e ricordandovi che per ogni problema o per qualsiasi ragione potrete sempre affidarvi ai vostri rappresentanti.

Mauro Brivio
(consiglio.studenti@polimi.it)



lunedì 13 ottobre 2008

Idee per la giovanile democratica (II parte)

Continua il mio supportaggio agli amici di pdpoli e passo alla pubblicazione del secondo post in merito alla giovanile del futuro.

Chi volesse commentare l'articolo è pregato di farlo sull'articolo originale cliccando sul titolo sotto.


In questa seconda “puntata” vogliamo virare un pò sui contenuti. Fino ad ora in queste primarie e anche un pò in questo PD si è parlato molto di regolamenti, firme, correnti, divisioni, candidature. Ma il nostro paese ha bisogno di una politica che scenda più nel merito delle questioni, che privilegi le soluzioni ai problemi concreti e che eserciti con efficacia il privilegio del potere (la policy) rispetto alle lotte tra e dentro i partiti, pur necessarie (la politics).

Non siamo candidati a guidare un paese, per cui abbiamo preferito, piuttosto che fare un sunto delle tante cose che occorrerebbero al paese per entrare nel nuovo millennio, scegliere un tema chiaro, forte, necessario e dirompente. Così come pensiamo che dovrebbe fare l’organizzazione giovanile che verrà. Identificarsi su pochi temi, importanti, decisivi, e su quelli condurre approfondimenti, battaglie, ottenere cambi di passo nel partito e scrivere proposte concrete da tradurre in provvedimenti.

Quello che riteniamo i giovani dovrebbero chiedere più a gran voce è un paese più meritocratico. Un tema che pervade tutti i luoghi frequentati dai giovani. Dalle scuole e le università dei test e degli esami dubbi, ai luoghi di lavoro dei concorsi e i contratti che spesso non premiano il merito, dalle pubbliche amministrazioni alle pari opportunità latenti. A oggi siamo il paese più diseguale dell’occidente. E non solo, abbiamo anche una bassissima mobilità sociale. Non sogniamo una società senza nessun povero e nessun ricco, ma vogliamo cambiare una società dove dieci anni fa lo stipendio di un dirigente valeva quello di tre impiegati mentre oggi ne occorrono sei.

Una per tutti. La meritocrazia. Vogliamo prendere un concetto che è la chiave di volta, ovvero la pietra che regge tutte le altre e senza la quale non si va da nessuna parte. Meritocrazia significa che i più meritevoli, non solo i più abbienti, possono andare a studiare nelle università migliori, per tornare a lavorare, magari, dove sono nati dopo aver fatto anche esperienza all’estero. Meritocrazia vuol dire trovarsi a lezione un docente che è lì per le sue doti e le sue capacità, non per la sua età. Meritocrazia è anche un dipendente che diventa manager di un’azienda non per la sue amicizie, ma perché è il migliore.

[PROPOSTE per la giovanile] La meritocrazia inizia dall’istruzione, e si deve accompagnare all’uguaglianza di opportunità. Per questo sbaglia una società e una destra che, al contrario del mondo angolassone, decide di eliminare del tutto le tasse di successione, e di disprezzare nel frattempo tutte le forme di sostegno agli studi. Per questo dei giovani che puntano ad una società più giusta dovrebbero chiedere a gran voce di reintrodurre i simboli e la sostanza della meritocrazia, per ridare fiducia ad un sistema che premia chi merita. A partire da una tassa di successione seria, come esiste negli USA, i cui proventi siano tutti destinati a far studiare nelle migliori università i migliori giovani delle classi più povere. Per far nascere una generazione di leader al servizio del paese. Proposte analoghe devono essere fatte affinchè si abbia anche un welfare più meritocratico: a partire dalle giovani coppie: non più sussidi (pochi) e aspettativa alle mamme, in cambio di quache anno in meno di lavoro. Piuttosto equiparazione dell’età pensionabile tra donne e uomini, vincolando ogni euro di risparmio alla costruzione di asili nidi e servizi di supporto alla maternità. Non possiamo continuare a permetterci di lasciare le donne migliori e impedirgli la carriera.

Se siamo il paese più diseguale della vecchia Europa è perché un errore di un cittadino qualunque è soggetto ad una condanna, mentre quello di un manager senza scrupoli si risolve con un buon avvocato. La destra al governo ha accentuato questi fenomeni, dando un esempio negativo di disprezzo delle regole ed esaltando la meritocrazia basata sulla rendita. La destra al governo ha preferito infiammare le paure, promuovere la necessità dell’immediata soddisfazione dei bisogni, favorire il consumo sfrenato di beni materiali, disprezzando i beni immateriali. La destra è quella che consiglia di “stare chiusi in casa la sera”, a vedere la TV, perché andare in giro è “pericoloso”. In giro si può andare solo per entrare in locali a pagamento, dove non importa quanto ti droghi o quanto bevi, per entrare basta che sei vestito bene.

Dobbiamo sconfiggere una destra che asseconda la difesa di rendite tutte italiane, che ha cancellato le class action, difeso le rendite ingiuste di tassisti, farmacisti e assicuratori, che non sa cosa vuol dire “pari opportunità”, secondo la quale il figlio di un professionista “non sarà mai uguale” a quello di un dipendente.

Una rivoluzione dolce. L’Italia, il nostro paese, non ha bisogno di rivoluzioni materiali per cambiare. Ha bisogno di una classe dirigente in grado di assumersi responsabilità. Disposta ad essere valutata senza ambiguità gelatinose. Disposta a rischiare. Siamo in questa situazione perché ai successi e ai meriti non seguono le giuste ricompense e agli insuccessi e alle colpe le adeguate conseguenze. Oggi rischiano i giovani e gli studenti che emigrano in massa da un sud che non lascia speranze. Non rischia chi eredita una professione con una rendita. Allora dobbiamo fare capire che se in una gara tutti partono dalla stessa linea alla fine vincerà chi ha corso di più, e l’Italia avrà più possibilità di vincere medaglie in un’era globalizzata come la nostra. Dobbiamo anche volare alto nelle nostre proposte. Chiedere di cambiare il nostro sistema produttivo, esaltare il valore della “qualità”, essere eccellenti non solo nel lusso, tornare ad eccellere in scienza e tecnica. Dobbiamo ridare un ruolo al mercato, capire che la sua mano invisibile non riesce a regolare tutto, e che sono necessarie istituzioni sovra-nazionali per regolarlo. Dobbiamo dire ai nostri coetanei che andranno a fare i manager che devono rifuggire dall’illusione del “denaro che produce altro denaro”, come qualche manager sprovveduto sembra pensare.

Per fare tutto questo è necessario iniziare proprio da una società più meritocratica, più responsabile e con più fiducia in sè stessa.

domenica 12 ottobre 2008

Primarie dei Giovani Democratici

Come ormai noto ai più, le primarie sono state (giustamente) rinviate. Dispiace per quelli che si sono dati da fare e che avevano stampato, manifesti, volantini e che ci avevano perso gran parte del loro tempo per avere il meglio, ma se si vuole una buona partecipazione e un processo davvero democratico era il minimo sperare in un rinvio. Le colpe ci sono e sono a livello nazionale di chi pensava di poter metter su in pochi giorni delle primarie farsa...

Detto questo da oggi in poi darò una piccola mano ai miei amici del Politecnico che hanno deciso di candidarsi ai vari organi. Da oggi pubblicherò anche io i loro post sul mio blog. Naturalmente se volete commentare fatelo direttamente sul loro post (cliccando sul titolo)!

Facciamo del PD un partito in di cambiare l'Italia (I parte - Il Contesto)

Queste righe non sono una mozione, né un vero e proprio programma. Non saranno un ricettario di quello che serve all’Italia. Sono semplici appunti. Appunti per il cambiamento, per una svolta. Leggendo vi accorgerete che mancano tante cose rispetto ai soliti decaloghi che si fanno in queste occasioni. Ma noi abbiamo preparato solo “schizzi” presi dalle nostre idee per trasmettervi come vediamo l’orizzonte che ci sta attorno e che strada vorremmo prendere. Proviamo a parlare a chi un documento politico non l’ha mai letto, ma che partecipando alle primarie dei Giovani Democratici potrà iniziare a confrontarsi con un tipo di politica un pò più moderna. Utilizzando lo strumento più aperto e democratico che esiste.

Li pubblichiamo “a puntate” (un post al giorno, per 4 giorni), così da poterlo leggere con più facilità. così concepiamo la politica: che dia la possibilità a chi ne ha voglia di partecipare. Non invasiva, burocratizzata, barocca. Ma che sposi visione di lungo periodo, pragmaticità, efficienza.

Alla fine ne pubblicheremo il pdf che speriamo riceverà suggerimenti, emendamenti, considerazioni, sottoscrizioni e consensi.

_Il contesto: le primarie dei GD. In un partito che ha perso le elezioni dopo 2 anni di governo è normale una crisi, ma crisi vuol dire anche opportunità: di tornare ad avere una visione, di rifuggire dal rischio di essere minoranza strutturale, di vincere culturalmente, di tornare a governare bene, di cambiare il partito. Per cambiare finalmente, in un mondo che sta già cambiando, anche l’Italia.

Le primarie dei Giovani Democratici rappresentano per noi giovani il momento in cui un coetaneo, uno studente o una giovane impiegata passano dall’avere solo la possibilità di lamentarsi per come va un partito al poter decidere come farlo andare, votando chi deve gestire l’organizzazione.

_No al pessimismo. Se si fa un discorso razionale, c’è da essere pessimisti. L’Italia è vittima di un declino strutturale: arretriamo ovunque, la nostra struttura produttiva non si è adattata al nuovo millennio, viviamo nel paese più diseguale della vecchia Europa e indietreggiamo in tutte le classifiche. Ma noi abbiamo un altro compito. Le lamentele le lasciamo agli altri. Il pessimismo è un lusso che non possiamo permetterci. Quando la classe politica che attualmente ci rappresenta non riesce ad invertire la rotta che rischiamo di prendere allora è il momento di assumersi la responsabilità di provarci Noi a disegnare l’Italia che vogliamo fra 20 anni. Con le nostre idee e la nostra inesperienza.

sabato 11 ottobre 2008

"Cattolica" vergogna

Ci mancava solo questo. Agli studenti nazifascisti si permette di esporre manifesti con celtiche e altri riferimenti fascisti.
Il Rettore della Cattolica lo permette, con chiaro sprezzo della costituzione che vieta ogni Apologia di fascismo.

Ecco il clima attuale in Italia... il fascismo è moda (grazie al comportamento censurabile di qualche volto noto di Tv e sport) ed è anche tollerato. Che schifo...
Vergogna signor rettore!

giovedì 9 ottobre 2008

Impressioni sui candidati delle primarie GD

Oggi ho avuto la "fortuna" di assistere su nessuno.tv al primo confronto fra i candidati alla segreteria della Giovanile Democratica (grazie a CarloP per la soffiata).

Come qualcuno saprà sono abbastanza critico con l'idea stessa della giovanile e forse nemmeno parteciperò alle primarie, ma per la prima volta ho potuto avere una maggiore impressione sui 4 candidati alla segreteria anche grazie alle domande dei due giornalisti de l'Unita e di Europa.

Per chi ancora non lo sapesse (tanti) i candidati sono quattro:


Fra i quattro quello che sicuramente mi ha fatto la migliore impressione è stato senza alcun dubbio Dario Marini. Mi è sembrato preparato, lontano da logiche "correntistiche" e di partito: Con una buona idea di giovanile snella (non cosa differente dal partito ma con apparato parallelo), critico con le regole e con il percorso poco chiaro e non propriamente "democratico" e sopratutto più vicino ai giovani di quanto fossero i suoi colleghi (alcuni piccoli politici che sembrano non essere mai usciti da una sede fumosa di partito). Mi è piaciuto sul tema unversità scuola anche se avrebbe potuto osare di più. Le uniche pecche: l'età più alta fra i contendenti (27) e l'ultima domanda sulle Unioni di Fatto/matrimoni omosessuali, alla quale non ha risposto a pieno (anche se meglio di altri che provenendo dalla Sg non hanno brillato per progressismo.

Giulia Innocenzi ha dimostrato di essere realmente made in Radicali. Punti di forza: parlantina proprio come nella migliora tradizione radicale. Punta tutto sulla laicità e sulle regole democratiche (che nei GD mancano). In tutto questo però eccede, e sembra anzi appare in lizza non tanto perché si sente democratica (anzi... visti anche i suoi trascorsi in Azione Giovani), ma perché vuol portare, come sempre succeso nella storia del PR, un po' di luce sulla causa radicale. Mi è piaciuta sulle meritocrazia delle scuole/università.

Fausto Raciti. Ha 24 anni ma sembra Fassino. Ragione come un vecchio e ripropone la formula della giovanile stile Sg (che come sappiamo tutti ha funzionato "alla grande". Lento e noiso, ha passato gli ultimi anni troppo a fare il minipolitico a Roma sembra lontano mille anni luce dai giovani (quelli che bisognerebbe avvicinare alla politica!). Protegge in modo vergognoso l'apparato che ha messo su queste primarie farsa (anche perché ne fa parte) e termina in bellezza con una sua contrarietà ai matrimoni omosessuali prendendo la scusa della costituzione sulla definizione della famiglia. Meno male che proveniva dalla parte progressista del PD...

Salvatore Bruno. Una piccola delusione. Mi trova d'accordo sul partito snello e senza apparato, ma poi risulta il più legato ad una corrente del PD (Bindi). Non convince ssulle posizioni in merito all'opposizione che vorrebbe molto basata sull'antiberlusconismo tanto caro a Di Pietro. Anche lui proveniente da Sg, ma stranamente anche lui con la laicità c'entra come il due di picche.

Quel che resta dell’Università

di Aldo Gianulli

Le notizie sono da bollettino di guerra: il Rettore della Statale di Milano dice che, a seguito dei tagli, non sa se già dal 2010 sarà costretto a bloccare il pagamento degli stipendi, quello di Siena dichiara che non sa come fare già dal 1° gennaio, e così via. Inoltre nel giro di sei anni andranno in pensione circa il 50% degli attuali ordinari ed associati; questa legge finanziaria prevede che, sino al 2012, solo un quinto di essi possano essere sostituiti con nuovi concorsi e, dal 2013 uno su due. Ovviamente, si apriranno vuoti paurosi nella didattica che saranno colmati o con il lavoro gratuito dei ricercatori (magari promossi “professori aggregati”, con lo stesso stipendio di oggi, per obbligarli a farlo a costo zero) o con contratti a tempo. Forse siamo maligni (d’altra parte, “qualcuno” ci ha insegnato che “a pensar male si fa peccato, però si indovina”) ma ci viene il dubbio che questa cura da cavallo abbia poco a che fare con reali esigenze di bilancio e punti invece ad una rapida e generalizzata privatizzazione dell’Università.

Già la manovra finanziaria di luglio ha fatto balenare l’ipotesi che le università possano trasformarsi in fondazioni di diritto privato, con una semplice delibera del senato accademico. Allora facciamo una ipotesi: le università, una dopo l’altra, si trovano in condizioni di non poter far fronte alle spese e decidono per questo di trasformarsi in fondazioni, per acquisire soci privati, con due esiti: alcune li trovano e, in breve, diventano appendici di qualche gruppo finanziario, altre non li trovano e, semplicemente, falliscono (come ogni impresa privata) ed i loro beni vanno all’incanto, acquistati per due soldi, da gruppi finanziari che ci fanno la loro università. Ovviamente, università privatizzate non avrebbero alcun interesse a bandire concorsi, ma procederebbero con contratti da precari, e non avrebbero alcun interessa a mantenere facoltà “improduttive”: ci sarà un futuro per Lettere, Scienze Naturali, Scienze della Comunicazione? E al posto di Lingue non basterà una scuola per traduttori e interpreti?

Qui non si tratta di qualche taglio alla spesa pubblica, ma del tentativo di cambiare natura al sistema universitario italiano con un colpo di mano. Beninteso, l’attuale ordinamento è indifendibile: l’offerta didattica fa pietà, i profili professionali sono assolutamente fuori mercato, la selezione del corpo docente è clientelare e scandalosa, la ricerca sopravvive in poche isole. Ma non sarebbe una gran soluzione quella di passare dalla padella baronale alla brace padronale. Occorre pensare ad una forma radicalmente nuova di università alternativa tanto a quella esistente quanto a quella che ci propongono Tremonti e la Gelmini. Possiamo provare a discuterne?

Pubblicato il: 09.10.08 da l'Unità

sabato 4 ottobre 2008

Giovani Democratici: quante ombre!

In questi giorni sono state raccolte (e consegnate) le firme per le candidature alle primarie dei Giovani Democratici.
Tutto il percorso è stato abbastanza oscuro, fra moduli fantasma, manifesto d'intenti ufficializzato negli ultimi giorni e casini vari e sopratutto scarsa comunicazione (ma non si fanno le primarie per avere il massino seguito possibile?). Primarie che sin dall'inizio sono sembrate di facciata, visto che da più parti già si indica il vincitore.
Ma veniamo a me. Di queste primarie non ne penso un gran bene. Credo che di una giovanile così gerarchizzata non ci sia molto bisogno. Chi proviene da Sg (come me) o dai GdM lo sa bene. Le giovanili funzionano bene, ma solo nei livelli più bassi, quelli delle sezioni e dei circoli, oltre sono soltanto dei piccoli potentati dove piccoli burocrati cercano di "arrivare". Ho fatto parte di due sezioni della Sg in due provincie diverse (Castellaneta (TA) e sez. Universitaria Milano specificatamente quella del Politecnico), e in entrambe le occasioni ho notato l'assenza del lavoro di coordinamento che dovrebbe avere una federazione provinciale (in realtà ho visto l'assenza delle stesse) fra le varie sezioni, ma allo stesso tempo non ho mai capito cosa facessero a Roma (caso strano il più probabile segretario nazionale sarà proprio il vecchio segretario della Sg).
In molti affermano che la giovanile è necessaria per evitare che i giovani abbiano un trauma con la politica degli adulti e che una giovanile (più o meno separata dal partito) serve per avere una maggiore forza contrattuale con il Partito.
Se l'obiettivo è quello di rendere meno traumatico l'incontro dei giovani con la politica, non è meglio una struttura "orizzontale" più snella con presenza di giovanili solo su base di circolo? Se invece l'obiettivo è quello di essere più "autorevoli" rispetto ai grandi non è più credibile confrontarsi direttamente con gli adulti nel Partito senza alcuna riserva indiana? Non è che invece i nostri ggiovani vogliono essere pari-pari ai "vecchi" con una loro struttura parallela e con posti di potere (molti dei quali con stipendi)?
Le miei idee maturate dall'esperienza che nasce dalla mia prima tessera Sg ('99) dice questo. Gli "adulti" ci hanno sempre ascoltato senza alcun apparato e a chi si avvicinava alla politica non importava nulla di avere un segretario nazionale, ma voleva discutere anche direttamente con i più "grandi".
Difficilmente andrò a votare per queste primarie, sia perché non condivido l'utilità della giovanile, sia perchè mi sembrano già decise dall'apparato (e non voglio fare da comparsa), ma se proprio dovrei farlo darei sicuramente una mano a quegli outsider che in questi giorni stanno lottando contro i mulini a vento.

Qualche link d'interesse per saperne di più:

Dario Marini candidato alla segreteria nazionale di area "ulivista"
Giulia Innocenzi candidata alla segreteria nazionale di area "radicale"
Salvatore Bruno candidato alla segreteria nazionale
PdPoli i ragazzi del Politecnico di Milano candidati alle varie assemble


edit: aggiunto Salvatore Bruno grazie all'informazione di Innoxius