sabato 25 ottobre 2008

Mobilitazione (Università)

Riporto quanto scritto da Mauro Brivio Presidente del Consiglio degli Studenti del Politecnico di Milano in questo articolo.


Mobilitazione

Gli eventi di questi giorni, se da una parte ci ricordano il pericolo che corre l’Università Italiana e con lei il Politecnico di Milano, dall’altra suscitano un certo entusiasmo in chi, come me, ha sempre predicato la partecipazione degli studenti tanto in queste occasioni eccezionali quanto nella vita universitaria di tutti i giorni.

Le forme che una manifestazione di dissenso può assumere, sono molte e di varia natura. Adottando una forma piuttosto che un’altra si possono ottenere risultati molto diversi: la protesta talvolta rischia di esaurirsi in una sincera ma vana testimonianza. Può essere fruttuosa se condotta con fermezza e senso civico, e se supportata da molti; ma può anche ottenere l’effetto contrario, se mal coordinata e condotta senza controllo, con gesti incivili.

Forse condizionati da ciò che io chiamo “spirito politecnico”, ovvero quel senso di pragmatismo e serietà che poco a poco plasma chiunque viva in questo Ateneo, i rappresentanti degli studenti fino ad ora hanno avuto ben presente che fosse doveroso intraprendere le iniziative efficaci al fine di conseguire gli obiettivi postisi.

Quali sono questi obiettivi?

Innanzitutto siamo interessati a sensibilizzare gli studenti sui problemi che i recenti provvedimenti del Governo comporteranno per l’Università , e sebbene vi sia ancora qualcosa da fare in questa direzione, credo che oggi buona parte di voi 35 000 studenti sia consapevole e a conoscenza dell’argomento in questione. Me ne accorgo anche dal flusso di studenti che ogni settimana allarga le riunioni della lista di cui sono espressione, La Terna Sinistrorsa, ma so che qualcosa di simile avviene nelle altre associazioni studentesche dell’Ateneo.

Evidentemente la nostra condanna verso tali provvedimenti è ferma, per le ragioni addotte dagli altri atenei italiani, ma anche per ragioni che, come rappresentanti degli studenti del Politecnico di Milano, da molto tempo cerchiamo di portare all’attenzione delle autorità.

La nostra idea di università è costruita su giustizia sociale, meritocrazia, trasparenza ed efficienza, ed ovviamente si fonda su un progetto culturale che cresce e si rinnova nella didattica e nella ricerca.

E’ altrettanto evidente che il sistema universitario ha alcuni difetti che devono essere corretti: il panorama universitario di questo Paese vede università molto diverse in molti aspetti; vi sono atenei più o meno virtuosi, che utilizzano le risorse a disposizione in modi diversi, con diversi risultati.

Se in questo processo che erroneamente viene definito di riforma, poiché per quanto riguarda l’Università consiste essenzialmente in un taglio di risorse e personale, fosse presente un progetto lungimirante, che si ponesse il fine di correggere le storture del sistema, saremmo ben lieti di confrontarci con il ministero dell’istruzione per portare il nostro contributo, nella consapevolezza che quelli che corrono sono tempi difficili per tutti e che a tutti è richiesto un sacrificio.

I tagli previsti tuttavia sono ponderati in modo tale da risultare semplicemente insostenibili per molte università, le quali si vedrebbero costrette al fallimento. Le migliorie di un sistema si apportano imponendo tagli (non certo in questa misura), ma anche incentivi, e soprattutto introducendo regole opportune. Le università italiane necessiterebbero soprattutto di un sistema fortemente meritocratico, da applicarsi in tutti gli aspetti della realtà universitaria, e non di tagli, poiché già oggi sono sotto finanziate ed impossibilitate, anche quelle più virtuose, a competere con le università europee.

Per questo il decreto fiscale e la legge finanziaria sono interpretati da molti come un colpo mortale premeditato e quindi volontariamente inferto all’Università.

In queste circostanze però sarebbe un errore lasciarsi sopraffare dalla frustrazione e dalla rabbia che evidentemente colgono tutti noi: è certamente nostro dovere quello di manifestare un dissenso risoluto, ma ragionato. Sono convinto che se le ragioni portate dagli altri atenei sono del tutto condivisibili, quelle avanzate dagli studenti del Politecnico lo sono ancor di più: se la sfida è quella di costruire un’Università migliore di quella che viviamo, la accettiamo senza indugio. Non accettiamo però di essere presi in giro da chi la impoverisce pesantemente sostenendo che sia per il suo bene.

Non ci troviamo in un contesto facile: da una parte l’opinione pubblica non ha buona considerazione per il sistema universitario e l’informazione è caotica e non affronta seriamente il problema, dall’altra il nostro principale interlocutore (il Governo) è sordo e suscettibile verso un certo tipo di manifestazioni.

In questo momento la cosa più importante per noi è farci ascoltare; l’ascolto però si ottiene solo a certe condizioni, non è pensabile in mezzo ai disordini ed al rumore. In questo senso l’inaugurazione dell’Anno Accademico è un’occasione unica, non solo perché saranno presenti importanti autorità, ma anche perché sarà un’opportunità difficilmente ripetibile per entrare nel merito delle questioni, argomentandole e ponendoci in modo propositivo, anche attraverso proposte, poiché il nostro atteggiamento non è mai stato quello di opporre semplici “NO” che il più delle volte risultano essere sterili, ma prendiamo atto dei malanni che affliggono l’Università, e proponiamo delle cure.

Voglio qui rinnovare a voi tutti il mio invito a prendere parte alle iniziative che si stanno organizzando nell’Ateneo tra docenti, studenti e ricercatori insieme: cercheremo di aggiornare in continuazione il sito riportando di giorno in giorno tempi e luoghi previsti per riunioni, assemblee ed iniziative varie.




Nessun commento: