venerdì 27 febbraio 2009

Torino Celebra Rodolfo Valentino

Fino al 24 maggio film, incontri e retrospettive nei centri culturali della città Una mostra alla Mole Antonelliana ripercorre la vita dell'attore, dagli esordi al successo Torino celebra Rodolfo Valentino Tre mesi dedicati al primo "divo"
di SARA FICOCELLI

Torino celebra Rodolfo Valentino
Tre mesi dedicati al primo "divo"


E' stato il primo sex symbol destinato al culto di massa, un attore ammirato da Charlie Chaplin per lo stile recitativo (tanto che arrivò a scrivere "La morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia mai colpito il mondo cinematografico") e adorato dalle donne di tutto il mondo, malgrado le insistenti voci di una sua omosessualità. A Rodolfo Valentino il Museo Nazionale del Cinema e l'Università di Torino dedicano fino al 24 maggio un articolato omaggio, "Rodolfo Valentino: la seduzione del mito". Tre mesi durante i quali la Mole Antonelliana, il Cinema Massimo e il Centro Regionale Universitario "Mario Soldati" si trasformano nel palcoscenico del primo vero Divo, nato in Italia e adottato dallo star system americano.

La manifestazione prevede mostre (alla Mole Antonelliana, fino al 24 maggio), proiezioni (una retrospettiva al Cinema Massimo), eventi e incontri, tutti dedicati all'attore, che fu, tanto in vita quanto dopo la prematura scomparsa, nel 1926, un vero e proprio fenomeno culturale, sociale e politico.

La mostra alla Mole, curata da Nicoletta Pacini e Antonio Miredi, parte dalle radici italiane dell'attore (nato nel 1895 a Castellaneta, in provincia di Taranto) e ne ripercorre tutta la vita, dal suo arrivo negli Stati Uniti nel 1913 come emigrante alla ricerca di fortuna. Il visitatore potrà ammirare 380 fotografie, manifesti, materiali pubblicitari, cineromanzi, spartiti musicali, riviste, ritagli, libri, cartoline e un prezioso costume da torero appartenuto alla collezione dell'attore. Tutti i materiali esposti appartengono alle collezioni del Museo Nazionale del Cinema, arricchiti dal Fondo David Robinson di recente acquisizione che, a sua volta, aveva raccolto e custodito i materiali della Valentino Association, un club di ammiratori fondato in Inghilterra negli anni Venti.

GALLERIA FOTOGRAFICA: LA MOSTRA

Nei mesi di marzo, aprile e maggio presso il Circolo dei Lettori di Torino, la Mole Antonelliana e il Laboratorio "Guido Quazza" sono anche previste numerose iniziative culturali per il grande pubblico tra recital, letture, incontri, cinema, teatro e radio.

Pugliese verace, Valentino diventò l'icona più romantica ed esotica del cinema di allora grazie a film come La signora delle camelie (1921), I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1921), Sangue e arena (1922) e Il figlio dello sceicco (1926). Si dice che il suo sguardo magnetico incantasse il pubblico all'istante, facendo strage specialmente fra le donne, che per Valentino stravedevano. Quello che però non tutti sanno è che era anche un uomo di grande cultura, appassionato di libri e di poesia: ne scrisse anche alcune in inglese, poi tradotte in italiano con scarso successo. La sua stella si spense improvvisamente all'età di 31 anni al Polyclinic Hospital di New York, dove era stato ricoverato per un malore dovuto a un'ulcera gastrica: morì per un attacco di peritonite, senza poter vedere sugli schermi il suo ultimo film.

Informazioni
Museo nazionale del cinema - Via Montebello 20, Torino
Tel: 011.8138560-61 - www.museocinema.it.

(da Repubblica on-line 27 febbraio 2009)

domenica 22 febbraio 2009

Il paese è reale

Ecco la canzone vincitrice del Festival di Sanremo'09 (almeno questo è quello che penso io!) e nella versione live migliore... direttamente da Rai Dire Sanremo:






Dici sempre le preghiere
Conti fino a dieci e
Preghi ancora che
Non tocchi a te
Decidere
Piangi fermo in tangenziale
Inseguivi una cazzata
Era splendida e dorata
Fresca e avvelenata
Ma il paese da affondare
Tutto intorno a te ballare
Bestemmiando disprezzare
E riderci un po' su
E tu vuoi fare qualcosa che serva
E farlo prima che il tuo amore si perda
Non ti accorgi che se lo vuoi tu
Quel che valeva poi non vale più
Se ti han detto resta a casa
Vola basso non scocciare
Se disprezzi puoi comprare
Se vale tutto niente vale
Se non sai più se sei un uomo
Se hai paura di sbagliare
Se hai solo voglia di pensare
Che fra poco è primavera
Adesso fa qualcosa che serva
Che è anche per te se il tuo paese è una merda
C'è una strada in mezzo al niente
Piena e vuota della gente
E non porta fino a casa
Se non ci vai tu
Io voglio far qualcosa che serva
Dir la verità è un atto d'amore
Fatto per la nostra rabbia che muore

sabato 21 febbraio 2009

PD: non ci siamo proprio


Si continua a navigare a vista, è questa l'impressione di quello che sta accadendo oggi a Roma. Franceschini sarà il prossimo segretario con percentuali bulgare.
Ma non è questo a preoccuparmi ma proprio l'intervento del prossimo segretario a tempo (o a ore): non ci sono ancora obiettivi e linee politiche continua il ma-anchismo e le idee nette sono un miraggio (trovate l'intervento di Franceschini e calcolate quante volte si continua ad usare il "ma anche").

Nessuna novità sotto il sole, ed era proprio quello che mi immaginavo. Prevedo per le prossime elezione un'ecatombe.

Scusate ma in questo partito non ci credo più (e difficilmente lo rivoterò)

venerdì 20 febbraio 2009

Rodolfo Valentino sulla stampa nazionale

Dodici film, 150 fotografie, musiche dal vivo sono l'omaggio a Rodolfo Valentino che il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Centro Regionale Universitario per il Cinema e l'Audiovisivo dedicano al grande personaggio. La Mole ospiterà la mostra fotografica, le pellicole verranno proiettate al Cinema Massimo mentre a Palazzo Nuovo si terrà il convegno internazionale organizzato dall'Università di Torino dove, con tutta probabilità, una studiosa statunitense ha promesso prove incontrovertibili sulla presunta omosessualità, o meno, di Rudy. Dal 23 febbraio, che bello sarebbe vedere tutto quel materiale nel mio paese....

Copio un articolo con relativa galleria fotografica apparso oggi su Repubblica edizione Torino su Rodolfo Valentino.



Rodolfo Valentino, il mito del muto

Da prototipo di latin lover si trasforma in un'icona omosessuale. Nella versione europea di "L'età di amare" i baci per la Swanson sono più ardenti. Un convegno, una mostra, una retrospettiva per il divo che più di ogni altro seppe affascinare Hollywood e il mondo intero
di Mario Serenellini
Mito del muto, Rodolfo Valentino è, in anni di cinema non ancora virtuale, il prodotto di una metamorfosi in pellicola. Bassetto, viene dotato di tacchetti da premier tricolore, trampoli già allora bananieri per svettare sui comprimari. Di sessualità dubbia o tentennante - già sanremese - diventa prototipo top di latin lover, marchio di fierezza del Mediterraneo più virile, perturbatore d´alcove transoceaniche (trans?), salvo poi venir recuperato nei postumi défilés d´icone come santino della postpromozione gay (in una passata edizione di «Da Sodoma a Hollywood»).

Pugliese verace, provincialotto del look, il semi-rude Rudy è assurto a maliardo della letteratura più romantica e della cosmogonia più esotica: francesino passionale in La signora delle camelie (1921), gaucho e tanguero mozzafiato in I quattro cavalieri dell´Apocalisse (1921), languidone d´Oriente in Il figlio dello sceicco (1926), toreador-conquistador in Sangue e arena (1922), enfatica «Rudymachìa» già predisposta alla parodia di Totò in Fifa e arena che nel ‘ 48 dribbla il remake di sette anni prima di Tyrone Power.

L´anno di Sangue e arena è anche la stagione del film-fantasma di Valentino, Beyond the Rocks, recuperato dal Neederlands Filmmuseum nel 2002, restaurato e celebrato nel 2005 a Cannes e alle Giornate del Muto di Pordenone. Il protagonista, obbligato a una sequenza eroica che lo vede gettarsi in acqua per salvare la bella sul punto di annegare, stavolta ha accanto a sé un altro mito muto, Gloria Swanson, la diva allora più pagata di Hollywood, con cachet dieci volte superiori a quelli di Valentino, star ancora rampante. Nell´autobiografia, l´attrice ricorda le professionali fatiche del partner che, per rispettare la censura Usa, si costringeva a contenere la durata e l´impeto dei suoi baci «entro i dieci piedi di pellicola». Per il pubblico europeo quel limite non valeva: «Così - ricorda la Swanson - la sequenza di ogni bacio fu girata due volte, una per la versione statunitense, l´altra per l´europea». La copia ora in circolazione (proiettata al Massimo sabato 28 alle 20.30) è la versione europea, con i baci di taglia «extended». Con immaginabile conforto dei neo-fans, ancora rigogliosi anche se meno ossessivi di quanto lo furono i contemporanei, pronti, all´indomani della morte (il 23 agosto 1926, a soli 31 anni), a ogni genere di delirio: dai favolosi suicidi delle ammiratrici alle processioni delle donne in nero nel cimitero di Los Angeles dov´è sepolto, dalle vendite milionarie all´asta d´ogni sua reliquia fino ai tentativi di «contatti» al tavolino con l´aldilà.


Danzerino, cantante, attore, appassionato d´arte, Rudy era, purtroppo, anche uno che scriveva. Pubblicò (e vendette: mezzo milione di copie nel 1923) una raccolta di poesie in inglese, Day dreams, che sosteneva di avere stilato con scrittura automatica durante sedute spiritiche, sotto dettatura di grandi del passato. Non sono però questi medium-poems - non spregevoli ma sfavoriti in Italia da una piatta traduzione nell´edizione del 2005 - a compromettere l´aurea fama di Valentino, che, in Money, prende di petto il denaro, «Arlecchino nel grande carnevale della vita./Il segno del dollaro è la tua maschera». Più rischiose, se mai, le forme di devozione che, nella terra-santuario di Padre Pio, minacciano l´«altra» star pugliese, come l´ex convento di Clarisse trasformato in museo dal comune di Castellaneta, paese di allevatori che all´efebo nativo ha dedicato bar, camicerie, villaggi turistici e persino un monumento, tanto imbarazzante da ritagliarsi un angoletto di gloria non richiesta in Mondo cane di Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi, documentario trash del ‘61 sulle schifezze del pianeta. Nulla, invece, nemmeno la più pallida reliquia, rimane a ricordo della visita trionfale del 1923, quando, ormai mito hollywoodiano, Valentino, in un assolato pomeriggio di fine settembre, entra nel paese natale sulla sua Bugatti blu e, come ricorda nel Diario, tutti i ragazzini, cui l´auto deve sembrare «un drago sbuffante che scivola magicamente lungo la strada», si aggrappano «al paraurti o a qualunque altra sporgenza per scroccare un passaggio».
(20 febbraio 2009)

martedì 17 febbraio 2009

Sconfitta Sarda: PD colpevole!


La sconfitta Sarda ha un solo imputato: il PD e i suoi vertici. Il resto è solo fuffa. E' inutile scaricare le colpe all'elettorato (bue). Il popolo ha fatto una scelta semplice e mirata. Ha scelto Berlusconi (perché Cappellacci non l'avrebbe votato nemmeno sua mamma), rispetto ad un gruppo regionale del PD che voleva fare le scarpe a Soru (l'ex governatore ha preso infatti molti più voti delle sue liste) e contro un partito che a livello nazionale non ha ne un'entità ne una linea politica.

Io nel PD ci avevo creduto (e forse ci credo ancora), ma come spesso accade i dirigenti (Veltroni compreso) non hanno fatto il loro dovere. Non hanno creato un partito ma hanno continuato a tener su un'apparato in cui difendere le varie posizioni ereditate dai partiti che hanno generato questa scatola vuota.

Ed ora?

Le dimissioni di Veltroni sono sacrosante, una sconfitta del genere non ha altre soluzioni. Un congresso sarebbe auspicabile ma non credo ci saranno i tempi tecnici per farlo prima delle Europee (e della sciagura elettorale che esse porteranno). La segreteria collegiale non è una soluzione sopratutto se alla guida del partito vi saranno tutti coloro i quali hanno contribuito a tutto questo (Rutelli, Fioroni, Fassino, D'Alema....).
Il futuro del PD è solo uno: trasformarsi in partito socialdemocratico (con chiara collocazione politica europea), prendere delle posizioni nette e fare una vera opposizione al governo Berlusconi (finora lasciata colpevolemente a Di Pietro). Chi non è daccordo (TeoDem) potrà e dovrà lasciare il partito e trovare un'altra collocazione naturalmente più affine. Il PD dovrà essere la casa degli ex comunisti, ex socialisti e dei cattolici riformisti e dovrà aprirsi alle altre forze progressiste (Sinistra Vendoliana e PS) e di fatto dovrà cercare alleanze di volta in volte con le altre aree vicine (i liberalpopulisti di Di Pietro e la Sinistra Comunista e il Centro). Da oggi cadono definitivamente alcuni miei dogmi. In Italia non siamo ancora pronti a sistemi maggioritari e bipartitici.

lunedì 16 febbraio 2009

L'Inter vincerà lo scudetto


Non sto mettendo le mani avanti, ma dopo un pareggio con la Sampdoria come quello di ieri si può benissimo dire che l'Inter ha dalla sua anche la fortuna, che come si sa aiuta chi se lo merita.

L'Inter ieri ha schiacciato i cugini e non esistono scuse come quella dei favori arbitrali. Gli arbitri sbagliavano prima (quando vincevamo noi gli scudetti) come sbagliano oggi. Nulla è cambiato se non il fatto che la tifoseria Juventina dopo Calciopoli si è interistizzata (cerca mostri ovunque). Rivoglio una Juve che pensa al suo campionato e non alle partite degli altri. Prima dobbiamo vincere le nostre di partite e non sperare sempre nela malasorte dei nerrazzurri!

Nove punti sono troppi anche se la speranza sarà l'ultima a morire.

sabato 14 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Ciao Eluana, grazie Beppino


Mentre i nostri politicanti danno una brutta immagine dell'Italia e si azzuffano in parlamento gridando parole ignobili, non posso che salutare Eluana. Ciao Eluana, ora sei finalmente libera!

Infine non posso che ringraziare Beppino, che ha reso pubblica una battaglia di libertà. Grazie per la tua (e nostra) battaglia, anche se probabilmente resterà vana a causa di una classe politica più arretrata della popolazione che rappresenta (o meglio che dovrebbe rappresentare).

lunedì 9 febbraio 2009

Testamento biologico di Pietro D'Ambrosio


Ho trovato sul blog "Made in Italy", di Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze, dopo segnalazione di Sciltan Gastaldi un post sul testamento biologico che copio, cambio, personalizzo, faccio mio e incollo. Questo post è da intendersi come un documento ufficiale prodotto dal sottoscritto anche se con la consapevolezza che causa leggi di prossima approvazione non avrà valore legale. Le persone che decideranno di lasciare un commento sono eletti a testimoni e si fanno carico di far valere la mia volontà odierna nel caso io non possa farla valere da solo un domani.

***

Milano, 9 febbraio 2009, ore 16.00

Non c’è una legge, in Italia, che regoli questa materia. Una lacuna tanto più penosa e dolorosa nel momento in cui una parte politica e religiosa tenta di imporre la propria volontà a tutti. Infischiandone della volontà dell’individuo.
Questo pomeriggio ho compilato un testamento biologico (che potete leggere qui sotto, ma volendo potete anche farne a meno), in parte ricalcando testi che si trovano facilmente in rete. L’ho scritto e lo rendo pubblico non perché sia preoccupato del mio destino o delle mie sofferenze. L’ho scritto e lo rendo pubblico perché nessun ministro di nessun culto e di nessuno Stato si permetta, un giorno, di rivolgersi alle persone che più mi hanno amato in questa vita, regalandomi la loro, chiamandole “assassino”.


Io sottoscritto Pietro D'Ambrosio, nato a Castellaneta (TA) un giorno di agosto del 1983, nella pienezza delle mie facoltà fisiche e mentali, dispongo quanto segue.

Qualora fossi affetto:
da una malattia allo stadio terminale senza possibilità di regressione del male;
da una malattia o una lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile;
da una malattia implicante l’uso permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi di sorridere, parlare, e condurre una normale vita di relazione;
non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico forzato e/o invasivo.

Nelle predette ipotesi:
- qualora io soffra gravemente dispongo che si provveda a opportuno trattamento analgesico pur consapevole che possa affrettare la fine della mia esistenza;
- qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto a idratazione o alimentazione artificiale;
- qualora fossi anche affetto da malattie intercorrenti (come infezioni respiratorie e urinarie, emorragie, disturbi cardiaci e renali) che potrebbero abbreviare la mia vita, rifiuto qualsiasi trattamento terapeutico attivo, in particolare antibiotici, trasfusioni, rianimazione cardiopolmonare, emodialisi.

Sempre nelle predette ipotesi:
- Rifiuto qualsiasi forma di continuazione dell’esistenza dipendente da macchine.

Detto inoltre le seguenti disposizioni:
- se i miei amici più cari e parenti vogliono riunirsi per ricordarmi, lo facciano in un luogo allegro...

- il mio corpo può essere donato per trapianti;

- il mio corpo può essere utilizzato per scopi scientifici e didattici.

Lo scopo principale di questo mio documento è di salvaguardare la dignità della mia persona, riaffermando il mio diritto di scegliere fra le diverse possibilità di cura disponibili ed eventualmente anche rifiutarle tutte, diritto che deve essere garantito anche quando avessi perduto la mia possibilità di esprimermi in merito.
E questo al fine di evitare l’applicazione di terapie che non avessero altro scopo di prolungare la mia esistenza in uno stato vegetativo o incosciente e di ritardare il sopravvenire della morte.

In fede,

Pietro D'Ambrosio

Milano, 9 febbraio 2009, ore 16.00
Grassetto



p.s.: causa comportamento ambiguo del Partito Democratico su un tema così importante quale la libertà di scelta di trattamento medico da parte di ogni cittadino (come descrive l'articolo 32 della Costituzione Italiana) a partire da oggi eliminerò sul mio blog ogni riferimento al suddetto partito!

venerdì 6 febbraio 2009

Presidente non firmi


Le chiedo di non firmare, un decreto assurdo. Le chiedo di far vincere il diritto e non l'egoismo cattolico. Le chiedo di rispettare le volontà di una donna. Le chiedo di far vincere la laicità.

Oggi Presidente si gioca tutta la credibilità!





Edit: NON FIRMERA'!!!!!!!!!!!

Grazie Presidente



mercoledì 4 febbraio 2009

Calciopoli: risponde Oliviero Beha

Riporto integralmente l'intervista effettuata a Oliviero Beha dal sito Ju29ro Team sui fatti di Calciopoli.
Molto interessante anche perché squarcia un velo di ipocrisia e di falsità.
L'articolo originale è visibile al link: http://www.ju29ro.com/interviste/49-interviste/1006-risponde-oliviero-beha.html


Oliviero Beha, nato a Firenze nel 1949, si è laureato in Italia in Lettere (Storia medioevale) e in Spagna in Filosofia (Storia d'America). Ha lavorato e scritto per testate come Tuttosport, Paese Sera, La Repubblica, Rinascita, Il Messaggero, Il Mattino e L'Indipendente. Dal 2005 è commentatore politico e di costume per l'Unità. Nel 1987 dà inizio alla sua attività televisiva con trasmissioni come Và pensiero insieme ad Andrea Barbato, Un terno al lotto (1991) e Video Zorro (1995). Ha condotto e realizzato trasmissioni radiofoniche, come Radio Zorro, Radioacolori e Beha a colori. Dal 2001 al 2006 è docente di Sociologia della comunicazione alla facoltà di Architettura Valle Giulia dell'Università La Sapienza di Roma.
È autore di testi teatrali, di numerosi saggi e di raccolte di poesie che hanno vinto diversi premi. Nel 2000 ha vinto il Premio "Mario Pastore-Giornalista per l'Ambiente" seconda edizione, ad ottobre 2001 ha vinto il premio Guidarello per il giornalismo d'autore per la radiofonia. Il suo primo romanzo, "Sono stato io" è in libreria nel 2004. L'anno dopo pubblica "Crescete & Prostituitevi" e "Trilogia della censura". Nel 2006 è la volta di "Diario di uno spaventapasseri" e di "Indagine sul calcio". Seguono "Italiopoli" nel 2007 e "Il Paziente Italiano" nel 2008.
Oliviero Beha ci ha gentilmente rilasciato questa intervista:

A volte è l'indignazione stessa ad indignare. Lei ha ricevuto molte critiche per la sua partecipazione a Porta a Porta, nella recente puntata dedicata ai fatti di Calciopoli, puntata ritenuta troppo morbida nei confronti dell'ex D.G. della Juventus, da diversi organi di stampa, in primis La Gazzetta dello Sport. Eppure di processi mediatici colpevolisti a senso unico e senza contraddittorio se ne sono fatti a bizzeffe nell'estate del 2006. Lei è stato un accanito fustigatore del sistema calcio da molto prima, quando le varie Gazzette celebravano. Come ha vissuto dunque queste critiche?
Qualcuno in effetti mi ha accusato di essere stato troppo leggero con Moggi. Non hanno capito nulla. In realtà ho ricevuto centinaia di mail di stima e di comprensione che ho evitato di pubblicare. Ho pubblicato sul Blog invece quelle poche in cui mi si criticava proprio per avere la possibilità di invitarli ad andare a rivedersi la puntata. Ed infatti gli ho anche allegato il link alla puntata.

In un suo recente intervento al Tg3 ha sollevato dubbi su chi effettivamente abbia i requisiti per poter moraleggiare e additare Moggi come l'unico farabutto del sistema. Vediamoli insieme: il primo è Abete. Con lui il calcio si è rinnovato?
No, ovviamente no. E non si capisce come poteva rinnovarsi visto che Abete era il vice di Carraro. E poiché Carraro era il Presidente della FIGC ai tempi di Moggi, ed è coinvolto nelle intercettazioni, delle due l’una, o Abete dormiva oppure è corresponsabile di quello che accadeva.

Matarrese: appena ricevuto l'incarico in Lega disse "Il calcio sono io". Ma il calcio italiano non ha niente di meglio da proporre?
No, evidentemente no.

Guido Rossi e Pancalli: nel 2006, dopo tanti proclami del tipo "ora dobbiamo riscrivere le regole", hanno dato solo una spruzzatina al vecchio codice di giustizia sportiva e niente altro se non allargare i poteri di Palazzi anche alla fase delle indagini. Era solo questo il rinnovamento di cui il calcio aveva bisogno?
Naturalmente no e ciò si collega a quanto detto prima. E’ facilissimo dare addosso a Moggi come del resto io ho fatto nei miei libri, nei miei articoli e nei miei interventi quando la cosa lo meritava, però da quando ho capito che il sistema, molto semplicemente, attraverso l’espulsione di Moggi, cercava di mettere una “pezza a colore” alla propria sopravvivenza, allora discuto Moggi solo a condizione di discuterlo nel contesto del sistema e non da unico capro espiatorio.

Potrà mai rinnovarsi un movimento ancorato al "poltronissimo" Carraro o a Petrucci, che si ricandida ancora al Coni, ben oltre il secondo mandato, grazie all'aggiunta, nel nuovo Statuto, della postilla "Il computo dei mandati si effettua a decorrere dal mandato che ha inizio dalla prossima elezione da tenersi entro giugno 2005"?
Siamo la patria del Diritto. Conosco benissimo Petrucci. Il problema non è la persona Petrucci come la persona Carraro, ma è tutto l’insieme. In questo Paese lo sport è considerato una valvola di sfogo sub-politica mentre invece dovrebbe essere un viatico per il miglioramento della qualità della vita soprattutto in termini di sport, di disciplina olimpica e di spettacolo sportivo. Detto questo credo che sarà costretto a soccombere.

Il professor Uckmar aveva messo in guardia sui rischi che correva il calcio con i bilanci. Dopo che il professore è andato via molti hanno avuto gioco facile a far accettare i propri bilanci. Arricchire la propria rosa di calciatori senza aver messo tutti i soldi per poterlo fare non è drogare la corretta competizione? Non si parte in vantaggio su chi amministra con oculatezza?
Ma certo che il tutto viene drogato; certo che Uckmar è andato via ed è stata una grande perdita; certo che Guido Rossi è durato lo spazio di un mattino e poi dopo è tornato in Telecom; sono tutte cose che dimostrano il collegamento del sistema calcio “malato” che rappresenta una delle facce “malate” del sistema Paese “malato”. Io nei miei libri come Italiopoli continuo a scriverlo e per questo rispondo volentieri a queste domande.

Come aziende le squadre italiane, in generale, lavorano male. La Bundesliga, campionato meno attraente, riesce a convogliare denaro da molte più fonti, come lo stadio, gli sponsor, il merchandising. In Italia si campa solo grazie ai diritti televisivi. Il nuovo sistema mutualistico-collettivo non rischia di diventare assistenzialismo allo stato puro, anzichè fare emergere le società con una migliore gestione?
Le rispondo con un sì alla domanda, che però implicitamente dà anche la risposta. Ma darei anche una chiave di lettura ulteriore: come avrà letto negli ultimi giorni, l’Italia è record in Europa per quanto riguarda il conflitto di interessi; circa l’80% delle entità assicurative, bancarie, industriali e imprenditoriali vivono nel conflitto di interessi; In particolare chi siede nel consiglio di amministrazione di una spesso siede anche in quello di un'altra e così via, fino a creare un guazzabuglio di incroci tra cugini, parenti e affini. E ciò a accade a tutti i livelli a partire dal Presidente Berlusconi che è il prototipo perfetto di quello di cui stiamo parlando. Ebbene tutto questo in Germania non accade, i dati ci dicono che per quanto riguarda il conflitto di interessi siamo intorno al 30% contro il nostro 80% che si può sintetizzare in una sola parola: opacità, mancanza di trasparenza. Il calcio ovviamente non ne è immune e soffre della stessa malattia.

Da buon conoscitore dell'ambiente fiorentino, come interpreta l'attuale silenzio di Della Valle? Non si è nemmeno presentato al voto per la revisione in senso collettivo dei diritti tv, per cui tanto si era battuto. Partecipa poco ai lavori di Lega e non esterna quasi mai. Disillusione, distacco, prudenza: che cosa?
Non saprei. Credo che in termini pubblici probabilmente ha perso la fiducia, se mai la ha avuta, verso la rifondazione del sistema. In termini privati, da fiorentino, mi auguro che si dia da fare per salvaguardare i suoi interessi, la Fiorentina e quel poco di opportunità che Firenze e la Fiorentina rappresentano. In ogni caso lui è amico degli Abete e siede nei salotti buoni della finanza italiana in cui siede anche tra l’altro Montezemolo. Devo continuare?

Il passaggio di Kakà al City alla fine non si è concretizzato. Per Buffon chissà. Certo il potenziale di acquisto delle squadre inglesi si è rivelato impressionante e il gap tecnico tra calcio inglese e italiano è probabilmente destinato ad allargarsi sempre di più. Ci salverà Platini o forse sarà una fortuna diventare un campionato come quello francese?
Io la considererei una fortuna diventare come quello francese. Tuttavia credo che sia molto più probabile che si sgonfi il soufflè del calcio inglese anche perché i soldi sono arabi e quelli si potrebbero stufare cosi come si stanno stufando i russi. In quanto a Kakà credo che alla fine gli sia convenuto restare con Berlusconi.

Nella sua "Indagine sul calcio", racconta in maniera un pò differente da quella ufficiale, il fallimento della Fiorentina e il declino di Cecchi Gori. Quella volta Moggi non c'entrava niente, nemmeno di striscio. Quali sono i veri poteri forti nel calcio? Le banche?
Certo, essenzialmente le banche. E le rispondo con una battuta: negli Stati Uniti hanno Obama, noi in Italia abbiamo Geronzi.

Dopo la sentenza, dobbiamo escludere che la GEA fosse quel trait d'union tra potere affaristico-bancario e mondo del calcio, immaginato dai PM romani. Anche con questo però, conosciamo gli stretti rapporti esistenti tra Geronzi e Carraro, allora a capo della FIGC. Entrambi sono fuori dai processi. Chi attende giudizio sono i capri espiatori ?
Geronzi e Carraro sono tutto fuorché capri espiatori ovviamente. Casomai il discorso va affrontato dicendo che Luciano Moggi non c’entrava con la GEA. La GEA era semplicemente un tentativo, in parte riuscito e in parte no, visto che c’è stata una sentenza di assoluzione, di raggiungere una posizione preponderante sul calciomercato. Ma tutto ciò è da inquadrare nell’ambito del discorso sul conflitto d’interessi che abbiamo fatto prima.

Tra il 2005 e il 2006 i media italiani sono stati letteralmente invasi da intercettazioni, spesso nemmeno penalmente rilevanti, che hanno colpito e affossato alcuni personaggi fino ad allora considerati "potenti": Fazio, Fiorani, Consorte, Ricucci, Moggi. Chi ha premuto il grilletto?
Ci sono varie ipotesi. Io francamente non lo so. Relativamente a Calciopoli qualcuno ipotizzò che fosse stata decisiva quella visita di Moggi a Palazzo Grazioli che avrebbe innescato Galliani, il quale logicamente non lo voleva al Milan. Si è poi avuto notizia di possibili faide interne alla Juventus e che ci fosse interesse, da parte degli Elkann, a liberarsi di due dirigenti che agivano da “padroni”.

Se Calciopoli ha rappresentato un volgare cambio di potere per via giudiziaria-sportiva, chi comanda oggi?
Comandano i poteri che comandano nel resto del Paese. Abbiamo il Milan che coincide con il Presidente del Consiglio. L’Inter che coincide con i soldi della raffineria di Moratti e di tutto il Gruppo Moratti, Tronchetti Provera e via dicendo. La Juventus che coincide con la FIAT che viene sostenuta proprio in questo momento con aiuti di stato e poi quando le cose vanno bene investe i soldi all’estero mentre quando vanno male mette tutti in cassa integrazione. Lei mi domanda chi comanda nel calcio?

Non trova ci sia molto becero conformismo e stantia retorica nel mantra "adesso gli arbitri sbagliano in buonafede, mica come prima"? Se tutto è vero fino a prova contraria, una vera prova contraria per Calciopoli non c'è stata. Rimangono gli errori arbitrali gravissimi della scorsa stagione. Ragionando con la logica, il sospetto è legittimo tanto adesso quanto prima?
Gli arbitri non sbagliano in buona fede. Non sbagliavano prima in buona fede e non sbagliano adesso. Il problema è nell’utilizzo del termine buonafede che viene usato a sproposito. La domanda che Lei dovrebbe farmi è: gli arbitri sono corrotti? Questa sarebbe la domanda giusta!

Allora gliela faccio: gli arbitri sono corrotti o è solo "sudditanza psicologica"?
No, in linea di massima non sono corrotti e se lo fossero sarebbe un reato penale e come tale da perseguire. Gli arbitri sono semplicemente in corsa per fare carriera e sanno che faranno carriera solo se vicini al potere; ma questo accade anche in altri settori della nostra società.

Come giornalista sportivo, Lei è senza dubbio sui generis, per approccio al tema. Qual è la salute del giornalismo sportivo in Italia? Calciopoli, con i suoi eccessi giustizialisti a senso unico, ne è buon paradigma?
Non sono propriamente un giornalista sportivo. Sono un giornalista che ha fatto parecchio sport ad alto livello e per questo leggermente diverso dai giornalisti tradizionali. Detto questo il giornalismo sportivo tradizionale è ad un livello molto basso ma in questi ultimi tempi il giornalismo non sportivo gli si è avvicinato tantissimo, per cui tendono a confondersi e a livellarsi verso il basso.

Citava Giorgio Gaber, bisogna "far finta di esser sani", perchè la passione sopravviva a quello che avviene dietro le quinte del calcio. Eppure lei ha già rinunciato a fingere. Troppo acre l'odore proveniente dai "vespasiani"?
Io la passione ce la metto nel pretendere con tutte le mie forze che non solo il calcio ma che tutto il sistema Paese di cui il calcio rappresenta una faccia malata, malatissima, possa finalmente migliorare, per cui non me l’hanno spenta. Non mi hanno spento la passione intellettuale, culturale e politica. Mi hanno tartassato invece quella da tifoso innamorato del calcio.

martedì 3 febbraio 2009

Ciclabile?



Ecco una grande opera made in Castellaneta. Sulla scia del capo di Arcore anche nel mio paese si fanno le cose in grande (?!?).

Gli ecologisti saranno felici visto che l'opera faraonica permetterà a cicloamatori di viaggiare in sicurezza (?!?) per ben 200 metri in una zona a fortissimo rischio (?!?). Che dire questa amministrazione comunale (made in PdL) le inventa tutte pur di rendere la vita più sicura ai ciclisti. Prima la pista ciclabile con pericoloso dislivello rispetto alla carreggiata del nuovo (ma brutto) lungomare della Marina ed oggi questa utilissima opera.

Non sto qui ad aggiungere altro (visto che il video spiega meglio di me il tutto) se non delle piccole domande:

quanto è costata?
chi è stato il progettista?
quale azienda ha vinto l'appalto?

(si ringrazia per il video Dario Rotolo)