mercoledì 23 maggio 2012

J|Museum, un'esperienza unica

Visitare lo Juventus Stadium e il suo museo è un'esperienza che ogni Juventino dovrebbe fare. Se nel primo caso si tratta solo di conoscere gli spazi più inaccessibili della propria "casa", nell'altro si tratta di immergersi nella storia e nel passato di un sogno chiamato Juve.

La visita Stadio/Museo inizia all'esterno del Museo, in zona Est, nei pressi del centro commerciale Area12 dove una guida (molto carina nel mio caso) con alcuni addetti alla sicurezza (molto discreti) ci accompagneranno nell'intera prima parte. Dalla Est ci si sposta verso l'ingresso d'onore della Ovest, passando per quelle zone del primo anello al disotto del piazzale stellato. Dello stadio conoscevo ormai
tutto, avendo seguito passa passo su internet la sua costruzione, ma vederlo dal vivo da tutt'altro effetto. L'ingresso d'onore ti accoglie in tutta la sua bellezza con quello scudetto sormontato dalle tre stelle ed in un baleno ci si trova in un ambiente tanto raffinato quanto esclusivo: il Club Agnelli. Ritrovarsi nel catino, ma dalla prospettiva dei posti premium è davvero una cosa fantastica. Quelle poltrone bianche (davvero comode) con lo schermo lcd e con una visuale formidabile sia del campo che degli spalti. Sfiorare la poltrona n° 11 (ultima fila centrale) del presidente e poi tornare nelle viscere dello stadium. Passare per i corridoi e scale interne (tutte tappezzate con le foto dei campioni in bianco e nero) e la zona spogliatoi (è vietato fotografare, visto che come accade ovunque in europa la società mette a disposizione i suoi fotografi a pagamento alla "modica" cifra di 15 euro). Prima le aree massaggi, ristoro (e docce anche se a debita distanza) poi lo spogliatoio vero e proprio. Sobrio, elegante e "raccolto", con quelle targhette con il solo numero applicato ad indicare chi siede. Tornare bambino e immaginare Del Piero (ormai non più), Buffon, Chiellini, Marchisio e Pirlo ascoltare i consigli o le sfuriate del mister durante le partite. 
Poi il tunnel con le frasi di Platini e sopratutto di Davids che fanno capire a tutti in che, o contro che squadra si ha anche fare. Infine eccoci sul campo di fronte a spalti ripidissimi che danno quell'effetto muraglia. Sul prato (in alcune zone malconcio). Infine si rientra ed ecco le aree media (come vorrei vedere fuori da queste zone qualche giornalaio che ci infanga) e quelle "ospitality". E poi di nuovo fuori nel parcheggio pulman nello stadio e su per la rampe, per finire il tour passando dal piazzale stellato da dove si torna all'ingresso del museo salutando la guida. E' un peccato non potersi soffermare ad ammirare tutte le stelle, ma solo alcune, ma pare che per i possessori di stelle si stia considerando l'occasione in un prossimo futuro, di fare visite speciali per poterle ammirare. Il tempo, sembra essere passato alla svelta invece è passata oltre un'ora... 

Finisce la prima parte della visita e ci si mette in coda per entrare nel museo. Al museo si parte con il botto. La bacheca dei trofei. Una sala stupenda, non la solita teca con coppe tutte in fila, ma una parete con tante nicchie riservate alle coppe che sembrano abbracciarti. Al centro della sala c'è l'ultima arrivata. La coppa della terza stella. Tutto intorno i trofei più "anziani" a riverirla. La sala è concepita in modo stupendo. L'illuminazione evidenzia lo scandire degli anni e delle vittorie mentre sugli schermi passano gli eroi che hanno portato alla vittoria. Le coppe ci sono tutte. C'è anche la coppa del campionato di B. Una coppa per me simbolica, sia perché vale molto di più della sorella consegnata ai milanesi nello stesso anno, sia perché ci ricorda di non abbassare mai la guardi di fronte ad attacchi esterni ma anche e sopratutto di lottare per far tornare ufficialmente il 28 e il 29 scippati. Non per ultimi in questa sala si ricordano (e non solo con la coppa) i fatti tragici dell'Heysel. Allo scoccare dell'anno '85 la sala diventa buia e tutti gli schermi ricordano con un semplice "29 05 1985. In memory". 
Si esce dalla sala e ci si ritrova in un ambiente open space in cui si è guidati cronologicamente da una traccia gialla sul pavimento (che si può anche non seguire). Quello che risalta è la forte interattività del museo oltre ai cimeli datati. Si trova di tutto, da vecchie interviste ad alcuni fondatori (molto carine), ai dati su tutti i giocatori, allenatori,etc della Juve, alle apparizioni televisive, nel cinema e nella musica della vecchia signora. I cimeli di parola, Sivori (con il suo pallone d'oro) e Boniperti e i cimeli della Juve durante il ventennio. Il plastico del vecchio stadio di Corso Marsiglia (un vero primato per l'epoca) e le interazioni fra "fabbrica Juve" e "fabbrica FIAT". Le maglie di tutti giocatori con più di 300 presenze (con le due maglie di Del Piero e Scirea nella stessa teca). 
Lo spazio dedicato all'apporto dei bianconeri alle vittorie della nazionale (qualcuno lo ricordasse ad Abete!) dove fa bella mostra la medaglia di Buffon del mondiale 2006. E poi gli ologrammi di mister Lippi e mister Trappattoni dai quali è possibile conoscere (interrogandoli) molti aneddoti sulla Juve. E poi la Juve che crea campioni, con l'angolo interattivo dedicato ai Palloni d'Oro al cui centro fa bella mostra il trofeo vinto nel 2003 dal grande Pavel. Ci sono le teche dei cicli vincenti più importanti, lo spazio riservato ai tifosi, ma anche una teca che a molti potrebbe essere poco importante ma che è ricca di significato, con il pallone di Trieste, la medaglia di Torino e la maglia celebrativa dell'ultimo scudetto. 
Infine si finisce con gli effetti speciali. Nella sala 360° dove ci si sente al centro delle emozioni più forti affianco dei giocatori e direttamente sul campo.

18 euro ben spesi. Una esperienza che immagini, parole e video difficilmente riusciranno a descrivere al meglio...

EDIT: Pubblicato anche sull'ultimo numero di Giùlemanidallajuve News che consiglio di leggere scaricare e diffondere.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo, gran bel articolo, che mi ha dato un bel po' di info in attesa di fare anche io tour stadio + J|Museum.

Saluti da Matteo Vedi (gobbo dal 1977)