Juve: casa dolce casa

Siamo gli unici (non i primi... anche se in realtà lo siamo anche stati agli albori del calcio) ad avere una casa tutta nostra, da non condividere con alcun cugino. Una casa tutta bianconera, una casa che fa impazzire di invidia tanti. Arrivi verso lo stadio e lo noti subito con i due pennoni che toccano il cielo e non è una metafora, visto che gli aerei che atterrano a Caselle sembrano quasi sfiorarli. 

Entri nel catino e resti muto e a bocca aperta per la bellezza. Visibilità stupenda che sembra di essere in campo, nessun reticolato da carcere, il campo a poche decine di metri, i maxischermi che fanno impallidire il migliore tv led HD casalingo. Pochi difetti, tutti fra l'altro superabili. Gli spalti che si riempiono e sembrano dei veri e propri muri umani (i calciatori avversari se la faranno sotto!), le panchine in mezzo al pubblico gesto di grande civiltà copiato dall'Inghilterra. 

E poi lo spettacolo, stupendo, che a tratti riesce anche ad emozionare sopratutto quando si ricorda chi non c'è più. Le vittorie, le coppe e gli scudetti (29 giusto per ricordarlo anche al presidente federale seduto in tribuna Agnelli), Del Piero e Boniperti che sono l'emblema della Juventinità, i grandi campioni che sfilano con un Lucidio Sentimenti IV portiere ma anche ala della Juve del dopoguerra che alla sua età è ancora li a dimostrare a tutti il suo attaccamento a quei colori. Andrea e il suo discorso e la conclusione con un meraviglioso spettacolo pirotecnico.

Infine una partita, forse il momento "peggiore" della serata (insieme a qualche fischio immeritato al Sindaco di Torino da parte di qualche nazistello), ma c'era da saperlo. Non si poteva chiedere altro ad un match svoltosi tra partite della nazionali e la seconda di campionato... Non si poteva chiedere del gioco con formazioni così tanto sperimentali come quelle di giovedì. 

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